La “Tenda della Solidarietà”: una grande esperienza di vita!

Il Clan protagonista di una giornata al servizio dei meno fortunati. Domenica 6 Novembre noi ragazzi del Clan abbiamo deciso di svolgere una riunione un po’ diversa dal solito, anche per uscire dal “guscio” della nostra sede. I nostri capi ci hanno infatti dato appuntamento in un bar alle ore 16.00, sede un po’ strana per una riunione scout… In ogni caso ci siamo tutti recati lì, e solo allora abbiamo scoperto il vero motivo di quella stranezza: eravamo stati chiamati ad adempire ad un’attività di servizio, uno dei punti fondamentali della Carta di Clan. Fare del “servizio” per noi significa mettersi a disposizione degli altri per aiutarli in ogni circostanza, in particolare quando si tratta di persone meno fortunate di noi. Questa era una di quelle occasioni, così ci siamo spostati presso la chiesa di S. Pio X, nel retro della quale è stata allestita la “Tenda della Solidarietà”, una grande tenda sotto la quale zingari, barboni, vagabondi e senzatetto possono sedersi insieme e consumare un pasto caldo. Oltre a questo vi è poi anche la distribuzione di vecchi abiti che, rimanendo inutilizzati, vengono donati ai meno fortunati. E’ questa la realtà in cui abbiamo svolto il servizio, e dopo aver fatto la conoscenza di altri volontari più esperti, che ci hanno spiegato il da farsi, ci siamo divisi i vari compiti: controllare il forno, preparare i piatti e servire ai tavoli. Ad altri di noi è stato invece assegnato il compito della distribuzione dei vestiti. Inutile dire quanto sia profondo il significato di quest’esperienza, che in realtà alcuni di noi avevano già vissuto lo scorso Natale, recandosi a Roma per servire nel giorno Santo alla mensa dei poveri, rinunciando alla propria famiglia ed ai propri agi. In questo caso si è trattato di una realtà decisamente più ridimensionata, ma questo non ne sminuisce il significato: è in occasioni come queste che si comprende davvero il significato della parola ”gratitudine”, e che ci si rende conto di quanto in realtà siamo fortunati, ma di quanto al contempo non ce ne rendiamo conto… A proposito di questo ci è stato raccontato dai volontari che spesso avvengano dei litigi all’interno della tenda, non tanto per il cibo quanto per gli abiti, e i volontari stessi si vedano costretti a chiudere per evitare problemi. E’ la disperazione, quella vera, qualcosa che grazie al cielo non abbiamo forse mai provato e speriamo di non provare mai!

Questo dunque l’insegnamento: renderci conto di quanto siamo fortunati e guardarci attorno, con occhi diversi, e con la consapevolezza della presenza di tante tristi realtà al di fuori di noi.