Anche l’oratorio di San Michele a Bergamo per il forum nazionale degli oratori

H1O si svolgerà a Bergamo e Brescia dal 6 al 9 settembre 2012. Un’occasione unica per tutti gli oratori d’Italia, nella quale incontrarsi, conoscersi, scambiarsi esperienze e riflettere insieme sul grande valore dell’oratorio. Ecco, nel dettaglio, il programma delle giornate e degli workshop che ci vedranno insieme, a condividere la nostra passione per l’oratorio. Come sapete, l’evento, si svolgerà a Bergamo e Brescia dal 6 al 9 settembre 2012. L’inizio dell’happening avviene “abitando un oratorio”. Ogni oratorio partecipante, infatti, verrà ospitato da un altro oratorio (si impegnano per tale scopo gli oratori di Bergamo e quelli di Brescia). Lo scambio permette di conoscere un modello di impostazione oratoriana (in questo caso lombarda, a cura di Odl) e intessere relazioni significative e utili fra diverse realta’ ed esperienze di oratorio.

  • 6 settembre
    Arrivi e accoglienza negli oratori di Bergamo e Brescia.
  • 7 settembre
    Per gli animatori ospitati negli oratori:
  • Ore 11:30 – Confronto e scambio su temi della pastorale giovanile, guidato da don Michele Falabretti, presidente degli oratori lombardi (ODL), presso il centro oratori bergamaschi.
  • Ore 13:00 – buffet e successivo spostamento in Città Alta, alla scoperta della Bergamo antica.
  • Ore 17:00 – Preghiera in Duomo con il Vescovo di Bergamo Francesco Beschi, delegato lombardo della pastorale giovanile.
  • Il convegno.
  • Momento collegiale presso il Centro Fiera del Garda di Montichiari (BS) (dove si trova) / (come arrivare).
  • Ore 08.15 – Apertura della segreteria e accrediti.
  • Ore 09.00 – Prima parte.
  • Saluto delle autorità – dott.ssa Elena Zanola (Sindaco di Montichiari), Mons. Gaetano Fontana (Abate di Montichiari), Mons. Nicolò Anselmi (Direttore del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile).
  • Benvenuto di don Marco Mori (presidente del Forum degli Oratori Italiani)
  • “Una comunità che investe sull’oratorio” – S. E. Mons. Francesco Beschi (Vescovo di Bergamo, delegato Regione Ecclesiastica Lombarda per la Pastorale Giovanile).
  • “L’oratorio e le sfide educative di oggi” – prof. Giuseppe Mari (Ordinario di Pedagogia Generale, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).
  • Ore 10.30 – Seconda parte.
  • Racconto e testimonianza della propria esperienza di oratorio.
    Conduce Antonio Terna (Formatore Cooperativa La Nuvola nel Sacco), intervengono:
    – Nando Pagnoncelli (presidente IPSOS Italia)
    – Egle e Mario Sberna (presidenti dell’Associazione Italiana Famiglie Numerose)
    – Carla Bisleri (Docente di Psicologia dell’Organizzazione, Università Cattolica del Sacro Cuore)
    Conclusioni prof. Mario Pollo (docente di Pedagogia Generale e Sociale alla Facoltà di Scienze della Formazione della Lumsa di Roma).
  • Ore 12.30 – pranzo insieme.
  • Gli workshop.
  • Ore 14.00 – ancora nei padiglioni del Centro Fiera, oltre 12 proposte d’incontro a “piccoli gruppi”, per affrontare i numerosi ambiti caratteristici della vita dell’oratorio: oratorio e catechesi, oratorio e famiglia, oratorio e comunita’, oratorio e musica, …
  • Ore 18.00 – cena e spostamento a Brescia.
  • Durante tutta la giornata saranno a disposizione numerosi stand espositivi dove, le realta’ che in questi anni collaborano con il mondo oratoriano, presenteranno, nei loro stand, le proprie attivita’.
  • La festa.

Nel “ghetto” di Rignano il caporalato si combatterà in bicicletta

Nell’accampamento ai piedi del Gargano verrà allestito un servizio di
bike sharing con un centinaio di biciclette, per permettere ai
migranti di spostarsi. Padre Maira (Ufficio Migrantes): “Permetteremo
loro di essere indipendenti e cercare lavoro da soli. Il “ghetto” di Rignano: da rifugio spontaneo ad accampamento permanente
Sono circa duecento i braccianti stranieri che svernano nel
campo e per agosto previste 700 presenze. Con loro, volontari e
Emergency. Padre Maira: “Prima d’inverno si fermavano solo una
cinquantina di persone. Oggi è sempre abitato”

“Tutti per tutti” è stato il motto del campo dell’ACR

Anche il campo dei ragazzi dell’Acr si è concluso. Splendide giornate hanno accompagnato le attività dei partecipanti in uno scenario veramente suggestivo. Sui monti del Matese a 1040 metri  in una cornice naturalistica d’incanto i ragazzi hanno lavorato sulle storie della terra di “Tutti per tutti”. Presi dai racconti del giovane protagonista Arco e dei custodi dello Xiro hanno seguito con attenzione tutti gli avvenimenti delle 4 Contee. Numerose le attività svolte durante la permanenza alle Falode. Un grazie per l’impegno profuso da  parte di tutti gli educatori, cuochi e dall’assistente don Giuseppe e Marco.

Una famiglia per il ….calcio!

Mister presentati
Mario Sollazzo, ho 25 anni questo è il quarto anno che sono nella Juventus San Michele, ma in realtà ci sono da sempre, la mia famiglia è qui da quando è stata fondata la Juventus, ormai siamo arrivati alla terza generazione, prima Franco Sollazzo mio zio, poi Vito mio padre, ed infine io, la Juventus San Michele fa parte di me… In questa stagione alleno gli esordienti a 7, i gruppi di scuola calcio, e da due anni do una mano al mister d’angelo con gli allievi. Il classico mister in seconda.

Aspettative?
In realtà non mi aspetto mai niente in particolare…credo molto nel lavoro e nell’applicazione…e sono certo che questi due punti, svolti costantemente, porteranno sempre all’obiettivo che ci si pone

Che cosa vorresti che i tuoi giocatori prendessero da te e cosa invece non vorresti che prendessero?
Da me vorrei che prendessero la voglia. Voglia di lottare su tutti i palloni, voglia di rubare la palla. Per me è fondamentale.  Quello che invece non vorrei che prendessero da me è la troppa competitività, è un mio difetto, che sto cercando di limare, non mi piace perdere, neanche in amichevole.

Se dovessi scegliere un allenatore “famoso” che possa rappresentare il tuo modo ideale di allenare, chi sarebbe?
A livello motivazionale direi Mourinho, riesce a far rendere i propri giocatori anche al di là delle loro possibilità, sotto questo aspetto è il numero uno. A livello di gioco mi piace molto, Pasquale Marino. Quando giocano le sue squadre, vedo sempre delle belle partite.

Il fondamentale che ti piace insegnare di più e perché?
Il controllo della palla. Se non la riesci a controllare non puoi effettuare nessun altro movimento calcistico. Lo dice Johan Cruijff, non uno qualunque, ed è verissimo.

Quali sono le linee guida tracciate insieme alla Società?
La società mi ha proposto di allenare i giovanissimi provinciali a partire da Aprile, ed io ne sono entusiasta, non vedo l’ora che cominci questa nuova avventura.

In particolare cosa l’ha convinta ad accettare un incarico che si pone come una sfida, con le sue difficoltà ma anche con la possibilità di essere gratificante?
E’ una bella responsabilità, ma in questi anni sono stato una spugna, ho imparato tante cose da tutti i mister più esperti,il Mister Vito,il Mister Valerio, ma un grazie speciale è per il Mister Giuseppe D’Angelo con cui ho passato le ultime due stagioni con il gruppo degli Allievi, mi ha dato tantissimo.  Quindi mi sento pronto a fare bene, e sicuramente ci toglieremo delle belle soddisfazioni, mister società e ragazzi.

Una domanda sul Presidente: come le sembra?
Il Presidente Botticelli, lo conosco da bambino, sono cresciuto con i suoi figli, quindi io lo vedo anche come Antonio, non solo come il Presidente. Posso dire che è una persona che sa il fatto suo. A chi non lo consce potrebbe apparire come un despota, ma per me è un buono.

Esprimi un tuo parere sull’Opera san Michele.
La prima cosa che mi viene in mente è casa. In ogni tappa della mia vita cattolica c’è San Michele, il battesimo, la comunione, la cresima, gli scout, ed ora la Juventus. Sono orgoglioso di aver passato tanto tempo nell’opera, di aver partecipato attivamente alla sua vita e ai suoi cambiamenti. E spero di poterlo fare ancora per molto tempo.

Cala il sipario sull’edizione 2012 del Mich’Est

Dopo l’ultima puntata televisiva di questo pomeriggio si conclude il Mich’Est 2012. Grandi numeri per questa edizione. 650 circa sono stati i bambini che per tre settimane hanno giocato, cantato e ballato. 150 circa sono stati gli educatori che hanno animato, sotto il sole dei vari cicloni Caronte, Minosse ecc., e hanno accompagnato questi ragazzi verso la vittoria finale. Tutti hanno vinto! Dal portinaio ai conduttori, dalle signore che nel silenzio hanno preparato i costumi alla signora che ha realizzato la testa del drago.  Insomma una intera comunità parrocchiale che ha permesso a questi ragazzi di vivere un’esperienza significativa nella loro vita. E agli educatori e gli arbitri la condivisione di un sogno che si è realizzato grazie al loro impegno. Allora arrivederci all’anno prossimo  …..

Don Pino Puglisi, martire della fede

La pistola del killer Salvatore Gri­goli, armato da Cosa nostra, quel­la sera del 15 settembre 1993, ha sparato veramente in odium fidei, os­sia in avversione nei confronti della fe­de, e, quindi, don Giuseppe Puglisi può essere considerato un martire. «Questo è un giorno sognato e aspettato da tan­to tempo, fin dal momento della sua morte» afferma il cardinale Paolo Ro­meo, arcivescovo di Palermo, davanti al clero, ai seminaristi, ai direttori dei centri diocesani di pastorale e ai gior­nalisti convocati ieri al Palazzo arcive­scovile per dare la notizia attesa da 19 anni e nel salone Filangeri stracolmo scoppia un lungo e intenso applauso. Proprio ieri, infatti, Benedetto XVI ha ricevuto il cardinale Angelo Amato, pre­fetto della Congregazione per le cause dei santi, e ha autorizzato la promul­gazione del decreto che riconosce il martirio e consente di procedere alla beatificazione del sacerdote palermi­tano ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, la sera del suo 56° compleanno, davanti al portone di casa.

Un lungo i­ter seguito dai postulatori, prima dal vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero e poi dall’arcivescovo di Ca­tanzaro- Squillace Vincenzo Bertolone. La notizia ufficializzata all’ora di pran­zo fa il giro del mondo sul web e sui tg. Appena il parroco di San Gaetano, a Brancaccio, don Maurizio Francoforte, viene avvertito, fa suonare a festa le campane della chiesa: «Questa notizia è una vittoria per il riscatto del nostro quartiere». La cerimonia di beatifica­zione, con­ferma l’arci­vescovo, dovrebbe svolgersi a Palermo: «Mi recherò presto a Ro­ma per se­guire le tap­pe interme­die, ma ci vorrà qual­che mese prima che si possa pro­cedere alla beatificazione».

L’entusiasmo per la notizia tanto atte­sa cede il passo all’emozione della me­moria. «Ricordo ancora che il giorno della notizia della sua uccisione – pro­segue il cardinale Romeo – io mi trova­vo nunzio apostolico in Colombia, do­ve in nove anni hanno ucciso 25 preti, ma ne rimasi molto colpito. Don Pino ha sempre saputo coniugare l’evange­lizzazione con la promozione umana, senza mai scindere questi due aspetti».

Ma il «riconoscimento del martirio di Puglisi mette in luce tutte le tenebre della mafia e del mondo dell’illegalità, che sono contrari al Vangelo. La mafia ha i suoi dei e i suoi idoli – aggiunge l’ar­civescovo –. La mafia è morte, tutti i suoi valori sono in antitesi con il Vangelo, che è perdono e condivisione. Sull’e­sempio di don Pino Puglisi dobbiamo rinnovare a fondo la nostra vita. La Chiesa di Palermo intende adesso più decisamente ispirarsi alla nobile figura di padre Pino che, con il suo esempio e la sua morte, sprona tutti a un rinnovato impegno per l’evangelizzazione, la pro­mozione umana e la luminosità della vi­ta cristiana nella nostra terra di Sicilia».

Hanno un nodo alla gola tutti gli amici di don Pino, quelli che con lui condivi­sero le battaglie per la giustizia a Bran­caccio, quelli che parteciparono ai suoi ritiri spirituali e che lo conobbero nei momenti di allegria e di dolore. «Ricor­do che tentò di attirare su di sé il miri­no della mafia, per tentare di proteg­gerci ed evitare che ci accadesse qual­cosa » racconta uno di loro, Pino Mar­tinez, che con Mario Romano e Giu­seppe Guida faceva parte del Comita­to Intercondominiale di Brancaccio. E Maurizio Artale, presidente del Centro «Padre Nostro», fondato da don Pugli­si ma oggi non più legato alla parroc­chia, aggiunge: «È importante che il mondo sappia che il piccolo prete di Brancaccio ha testimoniato con forza la sua fede».

La prossima beatificazione di Puglisi raccoglie il plauso di istituzioni e poli­tici. «È una bellissima notizia che ren­de felice tutta la città di Palermo e tut­ta l’Italia – commenta il sindaco di Pa­lermo, Leoluca Orlando, presente al­l’annuncio in Curia –. Don Pino Pugli­si è un martire che ha dato la sua vita in difesa degli ultimi e della legalità e che ha testimoniato con la sua intera esi­stenza il valore della solidarietà e del­l’accoglienza. Le nuove generazioni do­vrebbero prenderlo ad esempio, per­ché è un faro nella lotta alla mafia». «La notizia riempie di gioia tutti i siciliani che hanno visto in questo sacerdote u­no strenuo combattente contro la ma­fia » afferma il governatore siciliano Raf­faele Lombardo. E il presidente del­l’Assemblea regionale siciliana, Fran­cesco Cascio, aggiunge: «Don Puglisi ha amato la nostra città e i suoi abitanti più della sua stessa vita, fino all’estre­mo sacrificio. Oggi sapere della sua bea­tificazione rende la sua assenza meno assordante».

Riapre la Cattedrale di Foggia

Dal 14 al 16 agosto, in occasione delle celebrazioni in onore della Madonna dei Sette Veli, la Basilica riaprirà le sue porte alla città. L’Arcivescovo Metropolita di Foggia – Bovino, monsignor Francesco Pio Tamburrino, ha annunciato con gioia che, nel rispetto delle previsioni e di quanto già detto precedentemente, i delicati lavori di restauro e di messa in sicurezza della Cattedrale di Foggia sono ormai in fase di completamento.

In occasione delle celebrazioni in onore della Madonna dei Sette Veli, infatti, i giorni 14, 15 e 16 agosto, la Cattedrale, in procinto di essere definitivamente restituita agli splendori di un tempo, verrà temporaneamente aperta alla cittadinanza, affinché possa ammirare ed apprezzare la qualità del restauro eseguito.

L’intervento è stato recentemente esposto alla Fiera nazionale del restauro di Ferrara, ricevendo grandi apprezzamenti.

Successivamente sarà necessario completare un delicato intervento di restauro alla sola zona absidale e all’altare maggiore, dovuto anche alla rimozione dell’organo che, com’è noto, sarà sostituito da un nuovo organo gentilmente donato dalla Fondazione Siniscalco Ceci. Quest’ultima lavorazione sarà  ultimata entro il mese di settembre.

Nel frattempo è in fase di programmazione l’organizzazione di eventi culturali che diano il giusto risalto ad un momento tanto atteso dalla comunità cattolica e che potrà e dovrà costituire un importante punto di riferimento per il riscatto ed il rilancio della Città.

Triplicate in 8 anni le adozioni internazionali dall’Africa

Cresce la preoccupazione nel continente: più di 41 mila i bambini
adottati dal 2003 al 2010, dopo che i tradizionali paesi d’origine
(Cina, Russia ecc.) hanno limitato la pratica. “Gli interessi
commerciali hanno preso il posto dell’altruismo"

La crescita delle adozioni dall’Africa verso altri continenti sta emergendo in modo preoccupante ed esperti, attivisti,
funzionari governativi ed accademici fanno appello affinché la pratica
venga arrestata, avvertendo che l’adozione è troppo spesso motivata da
guadagni economici piuttosto che dall’interesse dei bambini coinvolti.
Fra il 2003 ed il 2011 almeno 41.000 bambini africani sono stati
mandati all’estero per adozioni, secondo uno studio chiamato “Africa:
la Nuova Frontiera per l’Adozione Interstatale” del Forum Africano per
le Politiche sull’Infanzia (Acpf). Si tratta di un aumento del 300%,
mentre i tassi globali sono al punto più basso degli ultimi 15 anni.
“Gli interessi commerciali hanno preso il posto dell’altruismo,
trasformando i bambini in merci nel sempre più immorale mondo delle
adozioni interstatali” afferma lo studio dell’Acpf. Solo nel 2010,
6.000 bambini africani sono stati coinvolti nell’adozione fuori dal
continente, e si stima un numero ancora maggiore nel 2011.

I partecipanti alla quinta Conferenza sulle Politiche internazionali
per i bambini africani, svoltasi di recente ad Addis Abeba, hanno
lanciato l’appello per “un’inversione dell’attuale tendenza di
ricorrere all’adozione interstatale come un’opzione facile e
conveniente per la custodia alternativa in Africa, e per dare assoluta
priorità al permettere a tutti i bambini in Africa di rimanere con le
loro famiglie e le loro comunità”.
L’adozione interstatale dovrebbe avvenire solo quando “non si riesce a
trovare un ambiente familiare alternativo nel paese natale, e deve
essere usata come ultima risorsa, in linea con la Carta africana sui
diritti e il benessere del bambino”, hanno affermato i partecipanti in
una dichiarazione congiunta. Hanno inoltre espresso preoccupazione per
il fatto che “talvolta i bambini vengono forniti per adozioni
all’estero attraverso manipolazioni, falsificazioni ed altri mezzi
illegali per assicurarsi entrate finanziarie” e che “in alcuni casi ci
sono pressioni sia interne che esterne sulle famiglie ed i governi per
rendere disponibili dei bambini per l’adozione interstatale.”

Secondo lo studio dell’Acpf, l’enorme crescita delle adozioni
dall’Africa è avvenuta dopo la sospensione o la limitazione delle
adozioni internazionali dai tradizionali paesi di provenienza (Cina,
Russia, Guatemale, Corea del Sud, Vietnam, Romania ecc.). Questo ha
fatto sì che i paesi industrializzati ospitanti si siano rivolti
sempre più in massa all’Africa per sopperire ai loro bisogni di
bambini adottivi.
A livello mondiale, nel 2010 l’Etiopia è così diventata addirittura il
secondo paese d’origine nelle adozioni internazionali dopo la Cina,
addirittura fornendo due terzi del totale dei bambini adottati dal
2003 al 2010 (con picchi di 4-5.000 unità negli ultimi due anni).
Oltre all’Etiopia, le altre 9 nazioni africane in cima alla classifica
nel 2009 e nel 2010 erano Burkina Faso, Costa d’Avorio, Repubblica
Democratica del Congo, Ghana, Mali, Marocco, Nigeria, Sudafrica ed
Uganda.

Gli Stati Uniti, con oltre 11.000 casi nel 2010, restano il principale
paese ospitante di bambini adottati da altre nazioni, seguiti da
Italia (4.130 nello stesso anno), Francia, Spagna, Canada, Svezia,
Paesi Bassi, Germania, Danimarca, Belgio e Svizzera. L’Italia, dove le
adozioni internazionali sono sensibilmente calate nel 2011, era tra
l’altro l’unico di questi paesi ad aver registrato un loro incremento,
addirittura del 21%: qui, nel 2010, proveniva dall’Africa 1 bambino
adottato su 10. “I soldi determinano non solo il modo in cui le
adozioni vengono intraprese, ma anche i motivi per i quali molte di
queste vengono avviate. I soldi non sono uno dei tanti fattori – sono
un fattore chiave che deve essere affrontato se si vuole proteggere in
maniera efficace i diritti umani dei bambini africani per quanto
riguarda le adozioni interstatali,” afferma un altro rapporto
dell’Acpf, intitolato “Adozioni Interstatali: una Prospettiva
Africana”.

Il rapporto osserva che molti orfanatrofi in Africa sono stati
istituiti per generare profitti, ricevendo fino a 30.000 dollari per
ogni bambino adottato dai futuri genitori. Mentre anche la Convenzione
dell’Aia del 1993 afferma che l’adozione interstatale dovrebbe essere
l’ultima risorsa; solo 13 stati africani sono parte della convenzione
e, a parte il Sudafrica, non includono cinque tra le principali
provenienze di bambini adottati nel continente

MICH – EST 2012

Il Miche-est è molto più che solo giochi estivi, è in concreto, una risposta all’amore di Dio, fatto da volontari, adulti e giovani, al servizio dei ragazzi e delle loro famiglie per aiutarli a crescere nel migliore dei modi dal punto di vista umano e cristiano attraverso giochi, laboratori, preghiera, animazione, ecc. Questa edizione prevede anche, nel primo pomeriggio, una trasmissione televisiva interamente dedicata al Miche-est. Dove i ragazzi da casa potranno continuare, intervenendo telefonicamente, i giochi che saranno proposti per aumentare il bottino dei punti della propria squadra.