La nostra esperienza di affido: un’esperienza di carità e di donazione gratuita

Un’importante forma di accoglienza familiare è l’affido: spesso se ne parla come di un’esperienza “eccezionale”, quasi impossibile, ma non è così! La nostra è una famiglia che sta vivendo quest’esperienza come un fattore decisivo della nostra vocazione cristiana, abbiamo due figli naturali e uno in affido, ormai da due anni e mezzo, ne aveva sette quando è stato accolto. Perché vale la pena fare questa esperienza? Innanzitutto essa educa alla gratuità, che significa “dilatare la propria vita fino ai confini della vita di questa persona”, cioè del bambino concreto che si accoglie in casa, fino ad amarne tutta la sua storia, la sua famiglia, la sua diversità. Essa educa soprattutto al “non possesso”, che è il vero amore di un padre e di una madre. L’affido è comunque un’esperienza possibile per qualunque famiglia: la famiglia, infatti, per sua natura è capace di accogliere senza tornaconto, senza calcolo.
L’affido come esperienza di carità, di donazione gratuita, come educazione al donarsi; l’affido come profezia, comunicazione del senso della vita, come scoperta dell’altro che ci viene incontro. Affido è: accogliere per lasciare. C’è qualcuno che si affida o è affidato a te; è un’esperienza di accoglienza dell’altro per non lasciarlo più, perché l’altro è entrato nella tua vita e tu ne sei responsabile. È prendere qualcuno che non è tuo esplicitamente, ma anche per i figli è così: anche loro ad un certo punto seguiranno la loro strada. Nell’affido questo è più chiaro, non c’è l’ambiguità di un possesso naturale. L’affido ci insegna cosa vuol dire voler bene nella quotidianità della casa, cosa significa essenzialmente la parola carità.
È accogliere, è il riconoscere che la più grande carità è l’educazione, è dire il senso della vita. L’educazione è affidarsi alla libertà: per questo bisogna amare, riconoscere che l’altro è entrato “temporaneamente” e “definitivamente” nella tua vita. Ma per voler bene dobbiamo avere coscienza che noi siamo voluti bene. Nell’affido si condivide con lui la domanda della vita, della felicità; ma per avere una domanda bisogna sapere che c’è una risposta. L’affido, proprio per la sua caratteristica di grande provvisorietà, ci educa rispetto a cosa significa accogliere, voler bene nella quotidianità della vita, riguarda la stessa gratuità richiesta ai propri figli e alla propria famiglia.
Un elemento cardine per la famiglia che accoglie e si prende cura del minore è mettere a disposizione tempi e spazi per promuoverne la crescita ed il benessere del bambino accolto. L’affido è un’esperienza possibile per ognuno di noi. Ciascuno è risorsa preziosa capace di offrire al minore l’opportunità di vivere serenamente la propria fase evolutiva.