Una famiglia per il ….calcio!

Mister presentati
Mario Sollazzo, ho 25 anni questo è il quarto anno che sono nella Juventus San Michele, ma in realtà ci sono da sempre, la mia famiglia è qui da quando è stata fondata la Juventus, ormai siamo arrivati alla terza generazione, prima Franco Sollazzo mio zio, poi Vito mio padre, ed infine io, la Juventus San Michele fa parte di me… In questa stagione alleno gli esordienti a 7, i gruppi di scuola calcio, e da due anni do una mano al mister d’angelo con gli allievi. Il classico mister in seconda.

Aspettative?
In realtà non mi aspetto mai niente in particolare…credo molto nel lavoro e nell’applicazione…e sono certo che questi due punti, svolti costantemente, porteranno sempre all’obiettivo che ci si pone

Che cosa vorresti che i tuoi giocatori prendessero da te e cosa invece non vorresti che prendessero?
Da me vorrei che prendessero la voglia. Voglia di lottare su tutti i palloni, voglia di rubare la palla. Per me è fondamentale.  Quello che invece non vorrei che prendessero da me è la troppa competitività, è un mio difetto, che sto cercando di limare, non mi piace perdere, neanche in amichevole.

Se dovessi scegliere un allenatore “famoso” che possa rappresentare il tuo modo ideale di allenare, chi sarebbe?
A livello motivazionale direi Mourinho, riesce a far rendere i propri giocatori anche al di là delle loro possibilità, sotto questo aspetto è il numero uno. A livello di gioco mi piace molto, Pasquale Marino. Quando giocano le sue squadre, vedo sempre delle belle partite.

Il fondamentale che ti piace insegnare di più e perché?
Il controllo della palla. Se non la riesci a controllare non puoi effettuare nessun altro movimento calcistico. Lo dice Johan Cruijff, non uno qualunque, ed è verissimo.

Quali sono le linee guida tracciate insieme alla Società?
La società mi ha proposto di allenare i giovanissimi provinciali a partire da Aprile, ed io ne sono entusiasta, non vedo l’ora che cominci questa nuova avventura.

In particolare cosa l’ha convinta ad accettare un incarico che si pone come una sfida, con le sue difficoltà ma anche con la possibilità di essere gratificante?
E’ una bella responsabilità, ma in questi anni sono stato una spugna, ho imparato tante cose da tutti i mister più esperti,il Mister Vito,il Mister Valerio, ma un grazie speciale è per il Mister Giuseppe D’Angelo con cui ho passato le ultime due stagioni con il gruppo degli Allievi, mi ha dato tantissimo.  Quindi mi sento pronto a fare bene, e sicuramente ci toglieremo delle belle soddisfazioni, mister società e ragazzi.

Una domanda sul Presidente: come le sembra?
Il Presidente Botticelli, lo conosco da bambino, sono cresciuto con i suoi figli, quindi io lo vedo anche come Antonio, non solo come il Presidente. Posso dire che è una persona che sa il fatto suo. A chi non lo consce potrebbe apparire come un despota, ma per me è un buono.

Esprimi un tuo parere sull’Opera san Michele.
La prima cosa che mi viene in mente è casa. In ogni tappa della mia vita cattolica c’è San Michele, il battesimo, la comunione, la cresima, gli scout, ed ora la Juventus. Sono orgoglioso di aver passato tanto tempo nell’opera, di aver partecipato attivamente alla sua vita e ai suoi cambiamenti. E spero di poterlo fare ancora per molto tempo.

La Juventus San Michele: a tu per tu con il Mister D’angelo Giuseppe

1 Da quanti anni è allenatore?
Da sei anni.
2 Lei con i suoi 36 anni è uno degli allenatori italiani più giovani in assoluto: ha un tecnico al quale si ispira?

Mi piace molto Antonio Conte della Juventus per la sua umiltà.
3 Prima calciatore poi allenatore, cosa si prova a stare dall’altra parte?

Stare dall’altra parte significa per me essere responsabile di un gruppo, quindi fare in modo che il tutto abbia un unico fine: la crescita dei ragazzi

4 Cosa vuol dire Juventus San Michele per lei?

Vuol dire molto per la mia crescita: innanzitutto ambiente sano, dove si lavora sodo ma con serenità. Mi piace anche perché il primo obiettivo della Juventus è fondato principalmente sulla crescita dei ragazzi.

5 Mister, come mai lei, così giovane, ha accettato proprio la Juventus San Michele?

Sinceramente mi trovo a far parte della Juventus perché sette anni fa, dopo un periodo di tirocinio, mi affidarono un gruppo di esordienti, da allora è iniziata la mia avventura e ancora oggi prosegue questo cammino con tanto entusiasmo.

6 Se è un punto fermo della scuola calcio bianconera, cosa vuol dire per te allenare i bambini di questa città?

Vuol dire che sono un privilegiato, perche allenare i bambini non è semplice, bisogna avere pazienza, essere educati nei loro confronti e cercare di farli divertire sempre, con un unico obbiettivo: migliorarli!

7 Da due anni fa era alla guida degli allievi della Juventus San Michele, in questi due anni cosa è cambiato?

Che ho un anno in più d’esperienza, ogni anno è sempre diverso. Oggi rispetto a prima forse riesco ad affrontare i problemi con più determinazione.

8 Mi può indicare un difetto e un pregio della sua squadra?

Difetto: difendiamo male sulle palle inattive. Pregio: non molliamo mai!

9 Invece, ora, un difetto e un pregio di quando Lei allena i ragazzi o di quando sta seduto la domenica in panchina.

Un mio difetto durante la gara: spesso esco fuori dall’area tecnica. Pregio: non infierisco mai sulla decisione dell’arbitro.

10 Parliamo del futuro del calcio: dei giovani cosa ne pensi?

Dei giovani penso che oggi vengano molto distratti dalla società che li circonda. Mentre prima, ai miei tempi, si giocava a calcio per strada, oggi sembra che tutto gli e dovuto, quindi un consiglio che voglio darvi è che per ottenere qualcosa bisogna avere “fame”.

11 Mister, tornando per un attimo alla stretta attualità, dove sta andando il calcio?

Bella domanda. Sono convinto che il calcio abbia bisogno di una profonda rifondazione. Qualcosa si sta muovendo nel sottofondo, però bisogna dare il tempo alle cose di potersi strutturare in maniera certa.

12 Prospettive future?

Sono una persona che vive alla giornata, se sarò capace il tempo mi dirà!

 

COSTRUIRE LA PROPRIA GIOVENTU’ ATTORNO AI VALORI DELLO SPORT!

Parola ad uno degli educatori delle JuventusSan Michele che ci racconta la sua crescita adolescenziale e di come i valori dello sport  lo abbiano fortificato.

Mi chiamo Scarabino Tiziano e sono uno degli educatori dell’a.s.d. Juventus San Michele; ho ventisei anni e sono laureato in scienze giuridiche. I miei primi calci al pallone li ho dati nella società Sant’Alfonso e dall’età di sei anni milito nel settore giovanile del Foggia, e ho trascorso tutta l’età adolescenziale in questa squadra, sfiorando anche il debutto nel campionato professionistico con l’allenatore Pasquale Marino. Dall’età di tre anni ho iniziato a praticare il calcio, perché sin da piccolo ho avuto questa propensione all’attività calcistica. Man mano mi sono accorto che quel tirare calci ad un pallone non era solo un semplice calciare ma che tutto questo andasse al di là dello sport; man mano che crescevo capivo sempre di più che agli allenamenti servivano ad imparare i veri valori dello sport. Durante le settimana la mattina andavo a scuola come tutti i ragazzi, il pomeriggio andavo a fare allenamento e poi studiavo. In questo iter ero consapevole che il duo scuola-calcio rappresentavano (e rappresentano) la coppia vincente della vita! Ho incominciato a capire che per essere convocato ad una partita dovevo sudare durante l’allenamento, fare sacrifici a livello di vita privata (i miei amici il sabato sera andavano in discoteca mentre io alle 22:30 ero già nel letto), e stare anche attento ad una corretta alimentazione che rappresenta la benzina di un atleta. Purtroppo questi miei sforzi non mi hanno consentito di realizzare completamente il mio sogno da bambino, ovvero diventare calciatore di alto livello, non sono arrivato a “trionfare” ma di certo sono diventato consapevole che gli sforzi fatti in questi anni non sono stati vani, ma mi hanno fatto capire che per raggiungere un sogno devi lottare, devi combattere, devi usare tutte le tue energie. Ora, a ventisei anni, non mi sento un giocatore sconfitto, anzi ringrazio lo sport che mi ha inculcato valori veri come: il RISPETTO, la TENACIA, la LEALTA’ e la COLLABORAZIONE! Chi segue questi valori nello sport sono certo che tende a rispettarli anche nella vita. Con questi valori ho imparato che la vera competizione non è quella con gli altri ma è quella con se stessi; rispettare il mister, migliorarsi, fare bene l’esercizio anche quando il mister non ti guarda, comportarsi bene nello spogliatoio, superare gli ostacoli… sono tutti ingredienti per diventare maturi e consapevoli di quello che si sta apprendendo. Il tutto associato ad un continuo e sano dialogo con i compagni di squadra perché lo sport mi ha insegnato che l’obiettivo si raggiunge con il resto della squadra! Accettare una sconfitta, sia personale che collettiva, non significa aver fallito ma significa semplicemente  utilizzare la stessa come mezzo per migliorarsi; riprendere il martedì gli allenamenti con maggiore voglia, con maggiori stimoli, pronti insomma per una nuova “battaglia sportiva!”. Il vero vincente non è colui che non perde, ma è colui che si rialza dopo una sconfitta e dalla sconfitta ne esce vittorioso! Oggi sono educatore di un gruppo di ragazzi e per tutto questo benedico il Signore perché mi ha dato sempre la forza per andare avanti. Già, il Signore, la vera fonte delle nostre forze, la vera fonte di vita… Colui che ti prende per mano e dà  luce alla tua vita. Una volta mio padre mi disse che scuola, calcio e Dio rappresentano il triangolo perfetto! Oggi sono un educatore all’interno di un contesto che dire meraviglioso è poco. Sì perché non mi ritengo un allenatore ma un educatore, e allora il mio compito è quello di educare prima sui valori dello sport e poi sulle tecniche. Quello che ho imparato cercherò di metterlo al servizio dei bambi!

DA ALLIEVO A MAESTRO


Una vita all’insegna dello sport. Una vita senza sport è come un albero senza frutti. Beh questa è stata la mia filosofia di vita fin dall’età di cinque anni quando, per la prima volta, sono entrato in un campo di calcio vero come quello di San Michele e da quel momento non l’ho più abbandonato. Adesso sono giunto all’età di 23 anni e continuo ancora a calpestare quel campo che è in grado di farmi sentire vivo e felice. 1,40 m di altezza, 35 di scarpe, una mini divisa e un grosso pallone da calciare: questo è il ricordo del mio primo giorno di scuola calcio. Ero pieno di paure, emozioni e felicità. Si felicità, perché questo era quello che provavo nel dare calci a quell’immenso pallone tanto più grande di me, insieme ai miei compagni di squadra e al mio mitico allenatore. Oggi quel bambino è cresciuto e calpesta con più coraggio quel campo all’inizio tanto temuto. Oggi sono diventato anch’io un allenatore di bimbi timidi e timorosi, ma con tanta voglia di imparare. È un’esperienza bellissima, che nasconde dietro di sé dei forti principi educativi e morali, come il rispetto delle regole che io per primo ho dovuto imparare, o il rispetto di questo bellissimo sport, per nulla violento o antisportivo come molti insinuano. È bello poter insegnare che il calcio è un gioco di squadra in cui il rispetto di ogni ruolo può portare alla vittoria del gruppo. Non è facile far comprendere tutto ciò a bimbi di sei anni, ma è quello che cerco di fare con amore, passione e perseveranza. Si, perché questi sono i giusti ingredienti per una crescita sana nello sport.
Andrea Palazzo

A SCUOLA DI LEGALITA’

RAPPRESENTANTI DELLO SPORT E DELLA GIUSTIZIA SI CONFRONTANOSan Leonardo Murialdo, aprendo gli oratori, affermava “che essi avrebbero salvato tanti poveri giovani dal vizio e dalla perdizione, e ciò avrebbe arrecato vantaggi all’ordine sociale”. E ancora “Aprire un oratorio è chiudere dieci prigioni”.

Oggi i nostri giuseppini continuano l’opera del fondatore della Congregazione e si preoccupano dei ragazzi in difficoltà, in particolare di quelli che vivono ai margini della società, per raggiungere gli stessi obiettivi del Murialdo. Ma nei nostri campi di calcio, negli spazi aperti per il gioco libero, nelle nostre associazioni, non sempre è facile educare al rispetto dell’altro, al rispetto delle regole. I sacerdoti, e i laici che affiancano i giuseppini nel loro “difficile” ma “piacevole” compito di far “imparare, giocare, pregare”, ce la mettono tutta!

Ecco, quindi, nel 75° dell’Opera, il perché dell’incontro-dibattito, voluto dall’A.C. e dalla Juventus San Michele, dal titolo: “Lo sport giovanile strumento di legalità”, tenutosi il 5 Novembre nel teatro dell’Opera, che ha visto come relatori il Dott. Mario Bovio, giudice e già dirigente della sezione penale del Tribunale di Lucera, ma anche uomo di sport, tiratore a livello agonistico di pistola standard, e il Dott. Giuseppe Macchiarola, Presidente del CONI. A moderare: Lello Sisbarra e Annamaria Brescia, organizzatori e rappresentanti rispettivamente della ASD Juventus San Michele e dell’A.C.

Dopo i saluti di Don Gino Savino, Direttore dell’Opera, è intervenuto il Dott. M. Bovio, che con lo sguardo proiettato verso la platea e la serietà che gli è congeniale, ha fatto un excursus sulla evoluzione della disciplina del diritto e sulle meccaniche di comprensione del diritto giuridico fino ai giorni nostri.

Il giudice ha ricordato che le regole e la legge sono uno strumento per permettere un confronto tra pari, impedendo che prevalga la regola del più forte. Il relatore ha anche utilizzato l’espressione di Sant’Agostino “Senza il diritto la società è una banda di briganti” e ha fatto esempi pratici per rendere più semplice il suo intervento.

Il Presidente del CONI, il Dott. Macchiarola, nella sua relazione ha centrato l’attenzione sull’utilità delle attività agonistiche, contrapposte a pratiche non competitive come il fitness, nell’ottica dell’educazione al rispetto delle regole fin dalla tenera età.

Lorenzo Taggio, giudice sportivo della delegazione provinciale di Foggia, avvocato, nel suo intervento dalla platea, ha ricordato ai presenti, e particolarmente ai giovani calciatori della Juventus S. Michele, che il lavoro del giudice di gara non è limitato alla partita ma è preceduto da studio e allenamento, e anche per questo merita rispetto e collaborazione.

Come ospiti sono intervenuti l’Assessore Morlino e l’Ispettore di Polizia D’Amore.

Il tutto si è concluso con la consegna delle targhe ricordo ai relatori da parte del Direttore dell’Opera.

Annamaria Brescia

Intervista al Responsabile della Juventus San Michele

Come procede la crescita del Settore Giovanile e della Scuola Calcio, e quali sono gli obbiettivi?
La crescita della scuola calcio intesa come crescita dei giovani, nei valori tecnici ed educativi procede bene.
Gli obiettivi al di la di quelli sportivi e trasferire ai ragazzi, che nella vita le conquiste si ottengono un po’ alla volta con la passione e l’applicazione.
Quali sono i fattori determinanti per avere un buon Settore Giovanile?
Il settore tecnico e dirigenziale deve essere composta da mister competenti , ma soprattutto da mister EDUCATORI.
L´attenzione ai giovani è sicuramente una priorità, come gestite i rapporti con le istituzioni esterne al calcio, in particolare con la scuola?
Al di la di alcuni casi, purtroppo non abbiamo un contatto con le istituzioni, indirettamente il contatto
è il genitore che ci informa della crescita scolastica.
I genitori: risorsa o problema? Ovvero, aiutano nella gestione dei giovani oppure esercitano troppa pressione sui figli?
Noi come scuola calcio nonché agenzia educativa siamo di supporto alla famiglia.
Il numero elevato di atleti ci tiene in contatto con un moltitudine di genitori, appare più evidente il genitore che crea pressione sportiva, a differenza del genitore che collabora sia a livello sportivo che educativo. Molte volte ho sentito
dire “che fortuna il padre non viene mai”, io reputo un grande problema per il rapporto padre figlio.
Quando scegliete un allenatore per il settore giovanile, quali caratteristiche deve avere?
La Juventus San Michele si e’ posta come obiettivo la formazione dei mister. Tutto questo porta a farsi si che i mister esperti oltre a pensare a far crescere i giovani, fanno crescere i Mister
Quali direttive Generali conferisci ad inizio stagione a tutti gli allenatori della SETTORE GIOVANILE della Juventus San Michele?
Noi a San Michele abbiamo uno strumento di crescita che e’ la riunione mensile, dove oltre ad un momento di preghiera facciamo formazione educativa e tecnica. Poi con i mister meno giovani ci confrontiamo spesso in particolare
per fare consuntivo della scuola calcio e della crescita dei mister.
Mister ora veniamo a lei, quando ha deciso di intraprendere il ruolo di allenatore?
Da ragazzo dopo alcune esperienze nel calcio giovanile dove non sono riuscito ad essere protagonista
(ero lento..) ho pensato di fare il mister.
Cosa la spinge dopo tantissimi anni ad allenare ancora?
Penso che la forza che mi spinge ad “allenare”i giovani e’ la forte gratificazione che ho nel vederli crescere.
Mister cosa vuol dire allenare a San Michele?
Allenare a San Michele e’difficile spiegarlo con le parole. Posso dire che per un allenatore giovanile
far crescere i propri ragazzi in un campo bellissimo nel internodi un ORATORIO con i tanti mister e dirigenti, amici
e il massimo.
Mister ultima domanda cosa si sente di dire a tutti questi ragazzi che magari non riescono ad andare avanti nel calcio?
Andare avanti nel calcio è difficile ,i numeri dicono 1 su 20000, io dico ai giovani fare sport, fare calcio significa prepararsi ad andare avanti nella vita.