Metti lo zaino in spalla e canta con noi…

Cosa c’è di più bello e più divertente per i ragazzi dell’ACR nel mese di Ottobre? Sicuramente la Festa del Ciao, che ogni anno puntualmente da il via al nuovo anno associativo a ritmo di giochi e musica, un maniera gioiosa per stare in contatto con Gesù. Domenica 9 Ottobre 2011 tutti i ragazzi si sono dati appuntamento alle 10:30 per animare la Santa Messa della domenica. La festa è poi proseguita nel pomeriggio all’interno dell’oratorio, sulle note del nuovo inno ACR ‘Punta in alto’. Punta in alto è l’invito che abbiamo voluto rivolgere a tutti i ragazzi perché scelgano di esserci e di voler conoscere il Signore Gesù. Abbiamo dinanzi una meta da raggiungere, un percorso che giorno dopo giorno ci permetterà di incontrare il Signore e testimoniare la nostra fede. Uno dei giochi che si è svolto nella prima parte della giornata è stato ‘Prendi il Passo’, un percorso suddiviso in 6 tappe, che simbolicamente si poneva come obiettivo quello di voler aiutare i ragazzi a riflettere sulla loro scelta di partire per un grande viaggio e sul modo di mettersi in gioco. È stato quindi necessario preparare un vero e proprio zaino per intraprendere il viaggio. Non sono mancati i momenti di ascolto di alcune canzoni famose cantate dagli educatori ai ragazzi, e la visione di alcuni video con i momenti più belli ed emozionanti dello scorso anno associativo. Il momento ludico e di aggregazione è poi proseguito all’esterno dell’oratorio, nelle vie del quartiere, con la suddivisione dei ragazzi in 4 squadre, al fine di realizzare il gioco Microzoom, che ha visto anche il coinvolgimento dei parrocchiani nei. La festa si è conclusa quindi con un gesto significativo per tutti i ragazzi: i veterani hanno consegnato ai nuovi iscritti una pergamena: simbolo di accoglienza, di benvenuto e di inizio del nuovo anno associativo. Buon cammino e buona scalata verso la meta.

Gli Educatori dell’ACR

Quali sono i bisogni dei ragazzi?

I ragazzi vivono una fragilità emotiva che faticano a gestire e che spesso tendono ad agire piuttosto che a condividere. Sicuramente uno dei principali bisogni dei ragazzi è avere punti di riferimento stabili, porti sicuri da cui poter partire alla scoperta del mondo, certi di poter tornare e trovare ristoro, riposo e risposte. In questo loro viaggio i genitori rappresentano un ruolo fondamentale, una tappa cruciale, così come lo sono gli educatori, gli insegnanti e le amicizie. In fase evolutiva sono molto importanti gli esempi, i modelli attendibili e credibili che testimonino, con la loro vita e i loro comportamenti, ciò che insegnano e chiedono.

I ragazzi vivono una fase delicata di cambiamento e perdita di certezze, dal corpo al rapporto con i genitori a quello con i coetanei e in questa fase elementi fondamentali sono l’ascolto e le regole: hanno bisogno di raccontarsi, confrontarsi, condividere, sperimentare, dare un senso al tumulto di emozioni che provano così come di regole motivate, limiti, divieti, poiché attraverso questi si sentiranno contenuti, importanti, amati.

Per concludere, credo sia fondamentale per il benessere dei ragazzi, come per ognuno di noi, sentirsi accettati per ciò che si è, importanti per qualcuno e meritevoli di valore e amore.

dr.ssa Cristina Bubici

Psicologa Psicoterapeuta

“SCUOLA E CALCIO”

Prima lo studio poi gli hobby, ma è importante seguire entrambi…

In una città malata di calcio come la nostra, che rievoca le annate di Zemanlandia con l’ambizione di tornare un giorno alla corte del calcio che conta, non ci si deve meravigliare se la maggior parte dei bambini, sin dai primi anni di scuola-calcio, sviluppa una forte passione per questo sport.

L’opera San Michele ne è la prova evidente. Otto mesi all’anno ritroviamo migliaia di ragazzi di tutte le età, che corrono dietro ad un pallone, dietro ad un sogno nel cassetto che solo pochi di questi riescono a realizzare. Il calcio deve essere prima di tutto un hobby, una passione, un modo per divertirsi e per socializzare, e non finalizzato ad un lavoro, perché il calcio ai giorni nostri purtroppo non garantisce un futuro ed è per questo che bisogna saper conciliare lo sport con lo studio.

In tanti credono che questo sia difficile, sia un vero e proprio problema; io credo che un buon calciatore possa invece essere un bravo studente nel momento in cui riesca ad equiparare la vittoria di una partita o di un campionato, al raggiungimento di un risultato scolastico, come ad esempio un buon voto ad un interrogazione o la promozione di fine anno. La stessa costanza con cui un ragazzo si allena durante la settimana per preparare l’incontro della domenica bisogna mettercela sui libri, in uno studio quotidiano che possa permettere allo studente di arrivare all’obiettivo senza troppe fatiche. Studio e scuola non devono essere in contrapposizione con lo sport e gli hobby degli studenti, ma spesso questo accade e si è costretti a compiere una scelta tra l’allenamento e lo studio, le due cose si possano conciliare solo nel momento in cui c’è un’organizzazione di base.

Talvolta si attribuiscono le insufficienze allo sport (specie quello agonistico). ecco, questo problema può essere ovviato se ci si organizza nel modo giusto, e talvolta bisogna considerare anche l’idea del sacrificio in un’ottica positiva: il sacrifico finalizzato al raggiungimento di una competenza, senza per questo rinunciare alle cose che fanno piacere.

 

GIUSEPPE RECCHIA

L’unione fa la forza

Domenica 2 ottobre la parrocchia di San Michele è stata coinvolta in un evento importante: il mandato ai catechisti e agli educatori. La presenza di circa 50 persone impegnate per l’iniziazione cristiana dei ragazzi, è il segno di una comunità viva nella fede. La messa celebrata dal parroco Padre Silvano è stata incentrata sul tema della “comunione”, nucleo dell’omelia. I catechisti e gli educatori sono chiamati a svolgere il loro compito insieme agli altri del gruppo, mantenendo l’umiltà necessaria per raggiungere quell’unità “spirituale” a cui la Chiesa auspica. La strada da percorrere presenta ostacoli che l’unione aiuta a superare. Il lavoro di un gruppo comporta sempre delle difficoltà, ma è qui che entra in campo la fede. Al termine dell’omelia, le catechiste e gli educatori si sono recati di fronte all’altare per ricevere il mandato. È stato un momento di grande emozione, soprattutto perché avvenuto di fronte a tutta la comunità e soprattutto ai ragazzi, che ogni anno si affidano ai catechisti e agli educatori per il loro percorso spirituale. Per confermare l’unione, tutte le catechiste hanno poi pranzato insieme al parroco e ai preti della parrocchia. Il pranzo è un momento di condivisione molto forte, che di solito si consuma tra parenti o amici, in questo caso la condivisione è avvenuta tra “fratelli”, e questo lascia cogliere appieno il messaggio di questa giornata, che deve necessariamente riflettersi poi nel cammino che ogni catechista intraprende con i suoi ragazzi. Laura Zerillo

Pregare, Imparare, Giocare

Inizia così, all’insegna di questo slogan, la festa di inaugurazione dell’anno catechistico, in una splendida domenica di ottobre che ci fa pensare ancora all’estate da poco trascorsa. Anche quest’anno non manca l’entusiasmo di ritrovarsi e di riprendere il cammino già intrapreso…ed ecco che giunge la domanda: Gesù ti chiama, sei pronto? In occasione del 75° anniversario dell’opera San Michele, le catechiste , che proprio domenica 2 ottobre hanno ricevuto durante la santa messa il mandato dal parroco don Silvano, hanno pensato di allestire il cortile ‘a festa’: con stand e un mega cartellone con affisse le foto dei gruppi e dei ragazzi che hanno ricevuto i sacramenti in questi anni, e palloncini colorati che davano un tocco di allegria. La gioia di ritrovare i fanciulli accompagnati dai loro genitori era davvero tanta. Tantissime le idee per intrattenere i bambini, non sono mancati i giochi in collaborazione con i volenterosi ragazzi dell’A.C.R., capitanati da Padre Giuseppe e da un gruppo di catechiste. Per concludere la festa è stato preparato amorevolmente dalle catechiste un buffet di dolci, allo scopo di condividere insieme la merenda prima del rientro a casa. Alla fine di questa splendida giornata tutte le catechiste erano contente ed entusiaste del risultato ottenuto.
Anna Zippari

L’ESSENZIALE È INVISIBILE AGLI OCCHI

I Giovanissimi di Azione Cattolica raccontano la loro esperienza
Anche quest’estate, come tutte le altre (del resto), noi Giovanissimi di Azione Cattolica siamo partiti per l’entusiasmante esperienza del camposcuola. La mattina del giovedì 8 settembre 2011 ci siamo incontrati in Piazza Murialdo per partire. Destinazione: Castelgrande (PZ). Appena arrivati, i ragazzi dell’A.C.R., al termine della loro esperienza di camposcuola, ci hanno calorosamente accolti. Subito dopo pranzo, li abbiamo salutati durante una S. Messa e abbiamo dato inizio al nostro campo. “L’essenziale è invisibile agli occhi”: è stato questo il motto, preso dal romanzo “Il piccolo principe”, che ci ha accompagnati nella nostra avventura. Con l’aiuto dei nostri educatori Gaetano ed Emilia e di p. Giuseppe abbiamo riflettuto sul valore dell’amicizia, degli affetti e delle cose materiali e abbiamo svolto vari momenti di preghiera, strettamente legati al tema del giorno. Non solo abbiamo svolto le nostre quotidiane attività di riflessione e di preghiera, ma abbiamo anche passato una giornata in piscina e alcune serate tra le desolate strade del paese e l’ “affollato” osservatorio astronomico. Dunque, questa esperienza si è rivelata utile non solo per la nostra crescita individuale, ma soprattutto per la crescita del nostro gruppo per renderlo sempre più unito. Adesso, non possiamo fare altro che sperare che ci venga proposta presto un’esperienza del genere.
I Giovanissimi di A.C.

Legalità a Foggia: un utopia!

Parlare di legalità nel contesto foggiano è quasi un utopia al giorno d’oggi, ecco le motivazioni

 Sotto di noi c’è solo Napoli, e ai nostri cittadini questo non sembra tangere. Mai sentito il detto “Fuggi da Foggia, non per Foggia ma per i foggiani”? Ecco, rispecchia com-pletamente la realtà di oggi; una realtà costituita da un luogo popolato da gente incivile e ignorante. Incivile perché per esempio l’ambiente è una barzelletta, nessuno si preoccupa di non consumare risorse inutil-mente; nessuno pensa che la mano non si corrode se si tiene una carta in mano fin quando non si trovano i cestini appositi e da questo scaturisce un’enorme ignoranza perché nell’am-biente alla fine ci viviamo noi e ciò che facciamo, è inutile negare, ci tornerà sempre contro.

Una realtà da dimen-ticare e cancellare che è solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare, d’altronde questo dovrebbe solo farci capire in che luogo viviamo e quanto sia misera la mentalità foggiana.

Prof. Identi:”Se vedessi un ladro rubare una macchina, chiameresti la polizia?”. Alunno:”Solo se fosse mia o di un amico”.

Queste sono le parole di uno studente, un giovane di quelli che popolano la nostra città che ci sta dicendo una grande realtà, ovvero che a Foggia vince l’omertà.

Come si possono riporre le nostre speranze nei giovani se qui vince l’illegalità, vincono questi giovani che pensano semplicemente a bere, fumare, avere vestiti di “marca” e mostrare quanto il loro cranio sia vuoto, quanto la loro materia grigia sia inesistente; per la gente con un cervello non c’è posto.

Quando anche i Vigili Urbani non sanno che fare, non resta che lasciar perdere.

Credo che Foggia sia destinata ad essere la città con la qualità di vita peggiore di tutta Italia, perché fin quando in ognuna delle nostre famiglie non capiteranno incidenti spiacevoli (che vanno dai furti d’auto agli omicidi) nessuno si preoccuperà di combattere contro tutta questa illegalità e contro tutta questa ignoranza.

Non vorrei mai dirlo, non avrei mai voluto farlo, ma dopo tutto il disonore e l’omertà che popola questa città io sinceramente non riesco a vedere nemmeno un barlume di luce in questo tetro e decadente scenario foggiano.

Cambiare non è impossibile, è semplicemente un sogno inesistente per questa città; una grande utopia irrealizzabile.

Non ci spero più in questo sud, non credo più in questa Foggia.

Barbara Colotti

Il nuovo giornale di tutti e per tutti


Stiamo nell’anno delle celebrazioni per il  75° dell’Opera San Michele. È con gioia che vedo nascere il giornale della nostra Opera “San Michele”. L’ Opera non è nuova a questo tipo di esperienze, fin dai primi anni della sua fondazione troviamo diversi giornali e giornalini pubblicati,  tutti però a titolarità di qualche associazione singola. Il nuovo giornale di San Michele nasce come espressione di tutta l’Opera. Gli scopi che ci proponiamo sono molto semplici: Vogliamo che il giornale sia uno strumento del protagonismo giovanile in collaborazione con adultii. Vogliamo scambiarci informazioni sulle tante “belle” realtà che formano San Michele. Vogliamo far conoscere anche a chi non frequenta San Michele la nostra vitalità. Vogliamo aprirci al territorio e dire la nostra sulla città e la chiesa locale. Vogliamo… dare spazio alla fantasia, al sogno, all’impegno da cristiani e Murialdini. Un grazie a quanti credono in questo progetto e se ne fanno carico. A tutti un invito a sostenere l’iniziativa. p. Gino