“Non so se sono un talento, sta a voi giudicarlo, sta di fatto però che sto andando via”. Così ho esordito, lo scorso 20 gennaio nell’Aula Magna della facoltà di Giurisprudenza, quando mi è stato chiesto di intervenire in occasione dell’interessante iniziativa, promossa dal Forum dei Giovani di Foggia, in occasione della quale Sergio Nava, giornalista di Radio 24, ha presentato il suo libro “La fuga dei talenti: storie di professionisti che l’Italia si è lasciata scappare”. Il libro analizza principalmente la condizione dei giovani italiani, sempre più a disagio in un ambiente, l’Italia, che rende sempre meno giustizia alle capacità e alla meritocrazia.
Per me è stata una forte emozione partecipare all’incontro, vista la mia prossima partenza alla volta dell’Inghilterra, dove avrò la possibilità, grazie alla borsa di studio del progetto Leonardo, di migliorare le mie competenze linguistiche e tecniche, svolgendo un tirocinio in un’azienda londinese. Un’esperienza coraggiosa quella che mi appresto a vivere, che mi però permetterà di allargare i miei orizzonti ed ampliare quella “vena multinazionale e multiculturale” che prima mio nonno e poi i miei zii mi hanno trasmesso. All’incontro ha partecipato anche la vicepresidente della Provincia di Foggia, Maria Elvira Consiglio, che però, a causa di impegni istituzionali, non ha avuto poi modo di ascoltare il punto di vista dei giovani talenti foggiani, tra cui quello del mio amico e “collega scout” Alessandro Di Michele.
Durante la presentazione avevo quasi i brividi, perché sentivo parlare l’autore che descriveva realisticamente l’attuale situazione del mercato del lavoro italiano: assenza di meritocrazia, scollegamento tra ruolo e competenze personali, contratti gravati da tasse, con poche reali tutele e pochissime aspettative di crescita all’interno delle imprese. Fortunatamente però non sono tutte ‘spine’ quelle che circondano questa realtà, perché le politiche giovanili stanno migliorando e si sta investendo molto di più di prima in formazione; vi parla una persona che da quando si è iscritta all’università ha ottimizzato le proprie risorse il più possibile ed ha potuto affrontare i cinque anni di studi accademici e l’esperienza Erasmus in Spagna grazie alle borse di studio. Viaggiare è importante per toccare con mano le diversità e trasformarle in innovazione, per migliorare i propri punti di vista sulle cose e per crescere. Tornare? Non so…questo per me è il tempo di andare!
Alessio Forte