“E dopo aver cantato l’inno, se ne uscirono verso il monte degli Ulivi” (Matteo 26:30). Se ci si pone questa domanda, la risposta è si, e la prova è scritta nel vangelo. Questa circostanza si riferisce alla cena pasquale in cui Gesù era con i suoi discepoli ed è citata nel Vangelo di Matteo. Ma provando ad immaginare Gesù che cantava, magari un pò prima di questi ultimi eventi della sua vita, più nel pieno dei suoi vent’anni o della sua fanciullezza, trasale una gran gioia e una certa emozione. Avrò forse una visione un pò romantica delle cose, ma immaginare una cosa del genere fa sobbalzare il cuore. Simpaticamente non riesco ad immaginarlo stonato, ma certamente impegnato con un certo rigore nel “cantillare” i salmi così come da buon ebreo aveva certamente imparato a fare. E già perché anticamente nella tradizione orientale era normale leggere i salmi seguendo una linea melodica molto semplice che si avvicinava molto al parlato, per avere un’idea: un pò come si usa oggi nella liturgia delle ore. Gli inni i salmi e i cantici spirituali certamente seguivano questo stile canoro, semplice ed essenziale, posto che il cantare smodato era considerata una pratica pagana. Il canto quindi ha il solo scopo di enfatizzare la preghiera.
Sul tema del canto dei primi cristiani consiglio una bella lettura del libro di don Luigi Garbini, 38 anni, incaricato per i concerti nelle chiese della diocesi di Milano e direttore del Laboratorio di musica ambrosiana al servizio della liturgia (LmcsL), nella sua dotta “Breve storia della musica sacra”.
Sant’Agostino diceva che pregare cantando è come pregare due volte, ed è vero! Credo però che ciò sia vero solo quando il canto è espressione raccolta di un vero sentimento di preghiera, di invocazione, di ringraziamento nei confronti del Signore. Ciò deve farci un pò riflettere su come si dovrebbe cantare in chiesa. Cantare la liturgia è un qualcosa che non deve porsi come al lato della liturgia, o come semplice elemento canoro di animazione della liturgia, ma in maniera più pregnante come forma espressiva della liturgia stessa.
Per concludere, il cantare in chiesa prende luce essenzialmente dal fine per cui lo si fa: pregare !
Antonio Braccio