Io…un laico al Capitolo Provinciale dei Giuseppini del Murialdo

Nei giorni successivi al Natale, io, Alessandro, ventitreenne che svolge il suo servizio nel gruppo scout di San Michele, ho partecipato ai lavori del Capitolo Provinciale dei Giuseppini del Murialdo.

Il Capitolo Provinciale è un momento fondamentale per la congregazione di San Giuseppe; un momento piacevole di incontro tra confratelli, di scambio di idee, di progettazione e di discussione, ma, soprattutto, è il momento in cui ci si ferma ad osservare con sguardo critico ciò che si è, ciò che è stato fatto e ciò che bisognerà fare in futuro. Fino a qui nulla di eccezionale. L’eccezionalità della cosa sta nella partecipazione dei laici (13 in tutto) a questo evento, laici a cui per la prima volta la congregazione ha aperto completamente le porte. E tra questi laici ero presente anch’io. Il Provinciale mi ha invitato a prendere parte ai lavori, dopo avermi incontrato e conosciuto al Capitolo di ambito oratori  e parrocchie che si è svolto, invece, a fine agosto.

Ciò che è emerso e su cui ci è soffermati maggiormente in questi giorni è l’importanza della relazione tra religiosi e laici. Nella relazione “siamo chiamati ad essere persone che sappiano vivere e testimoniare nella reciprocità l’amore di Dio, persone che insegnino con la parola e con l’esempio come amare Dio e i fratelli, persone che sappiano davvero essere amici, fratelli e padri, presenze stabili e di riferimento”, che non siano presenti per la semplice necessità di coprire dei vuoti, ma che siano presenze significative che costantemente vivano il Carisma del Murialdo.

Viviamo un tempo di crisi, una crisi che banalmente equivale anche a un numero sempre minore di sacerdoti. Il futuro che ci aspetta è quindi un futuro in cui toccherà sempre più a noi laici assumere delle responsabilità all’interno dell’Opera. Proprio per questo risulta imprescindibile la relazione tra religiosi e laici.  Bisogna imparare a convivere seppur con stili di vita e ritmi di fede differenti; cercare di costruire una rete visibile di affetto e di simpatia che tiene uniti nel carisma e nella quotidianità, fatto di interessamento reciproco, di scambio di esperienze, di profonda condivisione di momenti del proprio vissuto, di progettazione e di formazione (umana, spirituale, pedagogica, teologica e professionale).

La Famiglia del Murialdo è dunque l’orizzonte più concreto di sviluppo della nostra identità di consacrati religiosi e laici. Ogni comunità religiosa è chiamata a confrontarsi, eliminando ogni residua resistenza o inerzia o timore di vedersi espropriata o essere messa in discussione. Noi laici, invece, siamo chiamati a formarci seriamente e responsabilmente, a coinvolgerci davvero e a riflettere sul valore dell’itineranza religiosa che periodicamente ci riguarda e troppe volte non capiamo o interpretiamo, in caso di trasferimento di un Giuseppino, come un ostacolo, un torto o una negatività, mettendo gli affetti che ci legano agli uomini al di sopra del carisma.

Rispetto a ciò fondamentale risulta essere il ruolo svolto dal Consiglio dell’Opera, luogo privilegiato dell’incontro tra religiosi e laici, in cui i laici possono concretamente dare il proprio apporto sulle modalità di attuazione della condivisione del carisma, che potrà essere punto di partenza per arrivare alla piena condivisione delle responsabilità.

Alessandro Di Michele

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