Lettera di Mons. Renna per la quaresima

Quaresima, riscoperta dell’essenziale sull’esempio di Gesù che spogliò sè stesso e si fece nostro servo (cf. Fil 2,7). Quaresima è un vero ritiro pasquale condotto e vissuto da tutta la Chiesa. Dinanzi a Dio, al cospetto del “trevolte santo”, portiamo la nostra persona, le nostre comunità nella loro realtà.
Gli impegni quaresimali della preghiera, del digiuno e delle opere di misericordia vengono, non raramente, intesi in modo personalissimo e minimale: recitare qualche formula devozionale, privarsi di qualche ghiottoneria, dare qualche centesimo in elemosina.
Non sono queste cose che Dio chiede a noi. La preghiera va finalizzata alla comunione con il Signore, alla consuetudine di vita con Lui; il digiuno non è riducibile a qualche privazione di cibo, ma alla metanoia spirituale; le opere di misericordia, poi, più che gesti della mano sono gesti del cuore che, nei limiti della reale possibilità, si apre alle necessità materiali, spirituali, affettive del prossimo. Il prossimo, come Gesù ha testimoniato e insegnato, non è soltanto colui che ci troviamo accanto ma anche colui al quale ci avviciniamo (farsi prossimo). Paolo Evdokimov, laico teologo russo, pioniere dell’ecumenismo nel suo libro “L’ortodoxie- unitè chrètienne: Pages Documentaires” scrive: “Un tempo l’ascesi dei Padri del deserto imponeva digiuni e privazioni intense ed estenuanti; oggi la lotta si sposta. L’uomo non ha bisogno di un dolorismo supplementare: cilicio, catene, flagellazioni, rischierebbero di sfibrarlo inutilmente. La mortificazione del nostro tempo consisterà nella liberazione dal bisogno di stupefacenti: fretta; rumore; eccitanti; droga; alcool di tutti i generi. L’ascesi consisterà più che altro nel riposo imposto, nella disciplina della quiete e del silenzio, dove l’uomo ritrova la facoltà di concentrarsi per la preghiera e la contemplazione, perfino in tutti i rumori del mondo, nella metropolitana, fra la folla, ai crocicchi di una città. Ma più di ogni altra cosa, l’ascesi consisterà nella facoltà di comprendere la presenza degli altri, gli amici di ciascun incontro. Il digiuno, all’opposto della macerazione inflitta, sarà la rinuncia gioiosa al superfluo, la sua spartizione con i poveri, un equilibrio sorridente, spontaneo, pacato”.
Nulla contro le forme di rinuncia, di mortificazione. Ma se queste dovessero coabitare con un’anima inquieta, con un cuore duro, con un’esistenza infeconda, sicuramente non sarebbero gradite a Dio.
Le prime parole del suo annuncio furono luminose, piene di gioia: “Il regno di Dio è vicino!”. E raccomandò: “Fate penitenza e credete al vangelo”(Mc 1,15). Quest’ultimo invito lo ripeteremo quando, mercoledì delle Ceneri, imporremo un pizzico di cenere sul nostro capo: gesto significativo che, mentre ci ricorda che, in fondo siamo un nulla che amata da Dio è capace d’infinito; ci introduce ai “quaranta giorni ed alle quaranta nitti” della Quaresima che vivremo in spirito di penitenza, di preghiera, di carità. Voglia il Padre buono riaccoglierci come il figliol prodigo nel suo abbraccio, ed invitarci nella sua casa e, soprattutto, nel suo cuore. In comunione di preghiera, vi benedico tutti e ciascuno

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