Ogni anno la nostra associazione (Amici ed ex-allievi del Murialdo) ricorda con la propria tessera sociale un momento significativo della vita dell’opera San Michele o dell’associazione stessa.
Quest’anno, invece, due immagini sono sintesi di un ottantennio: san Michele 1934 (posa della prima pietra), san Michele 2014 (conclusione dei restauri della chiesa).
Due date entro cui si svolge l’affascinante “avventura” dei Giuseppini del Murialdo nell’opera San Michele che vogliamo ricordare, più che con parole, con alcune immagini tratte dall’archivio fotografico dell’Opera in via di sistemazione.
Ma l’avventura foggiana ha un inizio alcuni anni prima: fin dal 1928 i Giuseppini operano a Foggia nell’orfanotrofio Maria Cristina con l’attigua chiesa della Madonna della Croce, poi abbattuti per la costruzione del palazzo degli uffici statali, e dal 1931 nella Chiesa di Sant’Angelo, sede del- la neonata parrocchia di San Michele, anch’essa abbattuta per far posto al municipio.
Dove costruire la nuova chiesa? E a chi affidarla? La scelta di fatto fu la naturale conseguenza di tre fattori: la disponibilità del suolo su via Capozzi, l’allora circonvallazione di Foggia, la stima e la simpatia del vescovo mons. Fortunato Maria
Farina e della cittadinanza verso i Giuseppini per quanto già realizzato al Maria Cristina e, al tempo stesso, il desiderio dei Giuseppini di disporre di una struttura pienamente funzionale al progetto educativo proprio della congregazione.
Nella convenzione tra il Vescovo e la Congregazione si legge: “…si fa cessione del terreno acquistato con l’obolo dei fedeli nel 1915 dal suo antecessore mons. Salvatore Bella per edificarvi la nuova Chiesa Parrocchiale di San Michele con relativa casa e ufficio parrocchiale, nonché un oratorio e ricreatorio catechistico ed altre opere assistenziali pei figli del popolo, e la gioventù in genere”.
Il 29 settembre 1934 si svolge la cerimonia della posa della prima pietra benedetta da mons. Farina, un masso rettangolare estratto nella zona di Monte S. Angelo. Inoltre, per preparare la malta necessaria per chiudere il cilindro con la pergamena viene utilizzata acqua raccolta nella grotta dell’Arcangelo Michele. Una scelta, ricorda padre Pietro Fipaldini, primo direttore dell’opera San Michele, fatta per porre l’Opera stessa sotto la protezione dell’Arcangelo.
Meno di due anni sono sufficienti per portare a termine i lavori. Il 20 giugno 1936 mons. Farina consacra la chiesa; l’indomani si inaugura l’Opera desti- nata a diventare nel corso degli anni punto di riferimento della gioventù foggiana.
Nasce così il Patronato Catechistico Interparrocchiale: è il nome ufficiale, che ben presto e per sempre diventerà l’Opera san Michele.
La chiesa è pronta per accogliere la comunità dei fedeli, ma ancora del tutto spoglia di immagini e così rimarrà fino al 1940, quando il pittore Mario Prayer darà inizio al suo lavoro che si concluderà nel 1942. Dopo circa tre anni il progetto pittorico è completo: dall’abside con San Michele e i cori angelici alle cappelle del Rosario e di Santa Lucia, alle stazioni della Via Crucis.
Anno dopo anno l’Opera crescerà per diventare sempre più funzionale alle attività parrocchiali e oratoriali. Ce ne offre una sintesi completa uno dei poster realizzati nel 2011 per la mostra del 75° dell’Opera “un’opera in continua crescita”: una foto aerea del 1940 con l’opera San Michele punto di riferimento centrale cui fanno corona aggiunte e trasformazioni per le quali può essere utile dare qualche notizia.
Fino alla fine degli anni ’40 per le attività non parrocchiali si dispone di cinque locali che al mattino vengono utilizzati come aule scolastiche e al pomeriggio, sovrapponendo l’uno sull’altro i (non leggeri!) banchi di legno, diventano sedi delle varie associazioni: azione cattolica, scout, Juventus. Finalmente sorgono altre strutture: dietro la parte absidale della chiesa viene costruito un salone (1950) adibito a scuola materna, che successivamente verrà inglobato dall’edificio che ospiterà le cinque classi di scuola elementare e l’Istituto Femminile con le suore Murialdine (1964).
Nell’ambito delle attività sportive notevole rilevanza ha il calcio, in particolare per l’attività della Juventus. Il campo? Per i meno giovani quante ginocchia sbucciate!; ma oggi non più con il fondo in erba sintetica. Non meno interessante la storia del campo di pallacanestro e pallavolo: inizio in terra battuta, poi fondo asfaltato e, infine, in sintetico.
… e ancora tanto ci sarebbe da scrivere per dare il giusto conto, oggi, del cammino iniziato con la prima pietra del lontano San Michele 1934 e concluso col recente restauro della chiesa.
È la cronaca, se pur incom
pleta, della nascita e della crescita della nostra Opera nelle sue strutture. Necessarie, certo, ma solo strumento perché possa essere realizzato il progetto murialdino che ci viene proposto all’ingresso dell’Opera: nel nome di Gesù, Maria, Giuseppe (JMJ) l’Opera San Michele ci accoglie tutti per imparare, pregare, giocare.
Michele Coco, da “Il Murialdino”, n.5, dicembre 2014